Art

Yamamoto Motoi, i labirinti della coscienza

L’artista giapponese Yamamoto Motoi è nato a Hiroshima nel 1966. Ha lavorato in un cantiere navale fino all’età di 22 anni, quando ha deciso di dedicarsi all’arte a tempo pieno. Sei anni più tardi, nel 1994, sua sorella è deceduta a causa di complicazioni dovute a un cancro al cervello e Yamamoto ha iniziato a commemorarla nelle sue installazioni labirintiche di sale.

Ha dapprima creato un cervello in tre dimensioni e si è poi chiesto cosa sarebbe successo se i motivi e i canali del cervello fossero stati appiattiti.
I tracciati diventano allora simboli della memoria, fragile come granelli di sale pronti a disperdersi al vento o a disciogliersi in acqua.

Le sue ultime opere evocano la mutevolezza della schiuma delle onde marine ma anche la solidità di montagne che si elevano al di sopra del labirinto della coscienza.
Sul suo profilo Instagram sottolinea il valore tradizionale di purificazione che ha il sale nella cultura giapponese.

Yamamoto Motoi

A me piace l’idea del percorso che cresce su se stesso senza necessariamente avere una meta, il gesto preciso e meticoloso nel creare una forma per sua natura effimera, il segno bianco che traccia il cammino in negativo.
E anche l’ analogia con il merletto, abbellimento fine a se stesso costruito proprio tramite una catenella che crea i motivi attraverso lo stesso gesto che si ripete sempre uguale. O quasi.

Scoprite le sue opere sul suo sito e seguitelo su Instagram.

Una volta le installazioni dismesse, il sale viene -attraverso un atto partecipativo del pubblico stesso- raccolto in sacchi e restituito all’Oceano.