Victor Vasarely all’Espace Lympia a Nizza
Fino al 22 ottobre all’Espace Lympia, sul porto di Nizza è possibile visitare la mostra dedicata a Victor Vasarely (1906-1997), uno dei più famosi pittori di astrazione geometrica in Francia e nel mondo. Consacrato dagli americani negli anni Sessanta come caposcuola dell’Op art, Vasarely ha catturato l’interesse dei suoi contemporanei e ha lasciato un segno duraturo nella storia dell’arte. Dalla moda al design, dalla grafica all’architettura, nessuna disciplina è sfuggita all’influenza di questo artista visivo di formazione pubblicitaria.
L’esposizione copre 35 anni di sua attività e mette in mostra opere presentate per la prima volta a Nizza assieme ad opere di artisti contemporanei invitati a dialogare con le sue.
L’arte per tutti
In questa mostra si potrà scoprire un’ampia gamma di opere di Vasarely, tra cui una raccolta di studi e dipinti che testimoniano il suo desiderio di produrre e condividere l’arte per un numero sempre maggiore di persone.
All’epoca dei primi computer, Vasarely propose il suo Alfabeto plastico, ereditato dal Bauhaus, brevettato nel 1959, che combinava forme semplici, colori primari e la geometria binaria cerchio/quadrato, per sviluppare un linguaggio plastico basato su algoritmi. La sua ricerca prefigura quella che più tardi sarebbe diventata Computer Art, ma anche le tecnologie che fanno ormai parte della nostra vita quotidiana: realtà aumentata e 4D, applicate al cinema, ai giochi virtuali e all’arte.
Sei artisti digitali contemporanei – Daniel Canogar, Miguel Chevalier, Pascal Dombis, Dominique Pétrin, Sabrina Ratté e Flavien Théry – sono stati invitati a far dialogare le loro opere con quelle di Vasarely, per mostrare la contemporaneità della ricerca plastica e tecnologica avviata da Vasarely oltre settant’anni fa.
Gli esordi: la pubblicità
Victor Vasarely è nato il 9 aprile 1906 a Pécs, allora Austria-Ungheria. Ha trascorso l’infanzia a Pöstyén, ma la Grande Guerra trasforma presto la Mitteleuropa in un territorio dai confini mutevoli. Nel 1919, la città in cui era cresciuto diventa parte della Cecoslovacchia e la sua famiglia, che era povera, sperimenta l’esodo e si installa a Budapest. Nel 1925 Victor si iscrive alla Facoltà di Medicina, avendo come passioni principali l’anatomia e lo studio del corpo umano. Questa esperienza gli insegna il rigore, la precisione e l’obiettività.
Dopo due anni di studi l’urgenza di diventare economicamente indipendente lo spinge a trovare un piccolo lavoro in un’azienda farmaceutica. Scopre allora il mondo della pubblicità. Dipingendo pannelli per vetrine e inserti pubblicitari, si rende conto che poteva guadagnarsi da vivere disegnando. Da quel momento in poi, sono le arti grafiche che Vasarely predilige.
Nel 1930 si trasferisce a Parigi, dove integra con successo il mondo pubblicitario parigino. In Plastocoat, un manifesto pubblicitario del 1934 che promuove le proprietà di un prodotto industriale anticorrosione, si distingue dal bianco e nero comunemente usato creando un collage di ciminiere e imbarcazioni stilizzate con forme geometriche in tre colori. Étude pour Arlequin fa del motivo della scacchiera un pretesto per un lavoro plastico sull’illusione ottica. In questo studio la figura sembra emergere dalla griglia e appare in rilievo attraverso un effetto vibratorio che permette a Vasarely di sviluppare le sue prime riflessioni su come il cervello elabora le informazioni visive.
L’astrattismo e le scienze esatte
Le commissioni si moltiplicarono e lo spinsero ad aprire uno studio ad Arcueil. Era coadiuvato da diversi assistenti, che realizzavano commissioni pubblicitarie sulla base dei suoi schizzi a matita. Gli anni di sperimentazione della grafica pubblicitaria stavano per concludersi e, intendendo lasciare un segno nella storia delle avanguardie pittoriche, Vasarely inizia un approccio astratto dopo il 1945.
Fu durante una visita a Belle-Île-en-Mer nel 1947, che Vasarely trasformò i ciottoli della riva del mare in costruzioni biomorfiche. Con Inguiniel e lo studio Kerr il pittore ha voluto conservare solo la pura plasticità del quadro. La pittura era nei suoi intenti destinata a essere il testimone di una scienza esatta come la fisica e la biologia, i cui progressi Vasarely segue da vicino. Negli anni 50 Vasarely si appassiona sempre più delle cosiddette scienze esatte.
Dall’arte cinetica all’Op art
Vasarely applica le sue ricerche alle tecniche industriali. Produce, in collaborazione con il vetraio Saint-Gobain, una serie di doppi bicchieri incisi che inaugurano le opere cinetiche. Monastir è una di queste. Nasce l’arte ottica e l’opera acquisisce una nuova dimensione, la quarta, lo spazio-tempo. Convinto che questo sia il futuro dell’arte, Vasarely propone alla sua gallerista Denise René l’esposizione Le Mouvement. Ne scrive il manifesto e suggerisce la presenza di Alexander Calder e Marcel Duchamp , accanto a giovani artisti scoperti nei saloni delle Réalités Nouvelles, tra i quali Jean Tinguely). Con motori o con elementi che possono essere ruotati o spostati, oppure coinvolgendo lo spettatore che si muove di fronte all’opera i mezzi impiegati instillano il dubbio visivo, inducendoci a pensare al mondo in modo nuovo.
Composto da una griglia di 400 cerchi in grisaille, CTA-102 è certamente una delle opere più radicali dell’artista. Il fondo argenteo del dipinto viene preso in prestito da preziose icone per significare l’infinito cosmico ispirato dalla nuova scoperta di un buco nero nella galassia di Pegaso. La materia incontra l’antimateria, fonte di molti dipinti a venire.
Un nuovo alfabeto
Vasarely si ispirò all’Alfabeto plastico di Auguste Herbin per crearne uno proprio, che brevettò nel 1959. Questo alfabeto di 30 forme e 30 colori permette attraverso un’ampia gamma di combinazioni di creare composizioni con forme semplici e chiare, leggibili da tutti senza bisogno di riferimenti culturali, artistici, storici o religiosi. Definisce così un linguaggio plastico universale che voleva integrare nell’architettura per l’abbellimento funzionale della città.
È l’epoca della molteplicità, il dipinto originale diventa un prototipo e un punto di partenza ed è declinato dall’artista in diversi supporti e dimensioni. Con l’aiuto della moglie Claire, progetta arazzi con la tecnica del Tabard, una tessitura di Aubusson, di cui Boeing è un ottimo esempio. Gli è stato anche chiesto di disegnare le cassette della posta per gli edifici di Meaux.
È la fine dell’arte personale per un’élite e l’opera d’arte diventa programmabile. Riponendo la sua fiducia nella scienza e nella tecnologia, Vasarely collabora con architetti, tecnici e ingegneri.
Erede del Bauhaus, Vasarely capì l’importanza di diffondere immagini moltiplicandole. Coinvolse Denise René in questa avventura e aprì una galleria dedicata ai multipli nel 1966 al 196 di boulevard Saint-Germain a Parigi. Vasarely la vede come uno strumento per diffondere le sue idee al maggior numero di persone possibile.
L’arte negli oggetti quotidiani
Al di là del desiderio di Vasarely di socializzare l’arte dalla seconda metà degli anni ’60, la visibilità del suo lavoro oltrepassò l’ambito commerciale della galleria per invadere la strada. Gli oggetti di uso quotidiano vengono adornati da motivi di colorati e facilmente riproducibili. I suoi dipinti decorano le scenografie televisive e cinematografiche, i primi video musicali e persino la copertina del disco Space Oddity di David Bowie.
Gli anni ’60 sono stati un’epoca di ricostruzione e di grandi cantieri che danno vita a grandi città di cemento. Vasarely si rende conto che la pittura non è più sufficiente e che deve essere integrata alla città. Il compito era ambizioso e colossale. Il sud della Francia ospita alcune delle integrazioni progettate dall’artista e degli edifici da Marsiglia a Monaco sono abbelliti con questo stile.
La Fondazione Vasarely
Nel 1970 si spalancano le porte del primo museo didattico di Gordes che riunisce il suo lavoro, nel castello che ha restaurato e allestito a sue spese. Ma i suoi pensieri sono già assorbiti da un altro museo, o meglio da un centro architettonico dalle molteplici sfide. Riconosciuta come ente di pubblica utilità nel 1971, la Fondazione Vasarely è stata concepita per combattere la bruttezza degli edifici costruiti da architetti che si sono preoccupati poco della salute mentale dei residenti che vi abitano. Il culmine di questa dinamica è il Centre architectonique di Aix-en-Provence, che si compone di 16 celle esagonali giustapposte che formano un insieme di 90 metri di lunghezza, 45 metri di larghezza e 12 metri di altezza.
Gli artisti contemporanei invitati
Gli artisti contemporanei invitati a dialogare con le opere di vasarely sono Daniel Canogar, la cui serie Latencies consiste in un insieme di dispositivi elettronici recuperati e collocati su uno schermo che anima e dà nuova vita a tecnologie obsolete, Miguel Chevalier, con la sua Vague des Pixels, opera video digitale che presenta su uno schermo LCD posizionato verticalmente una serie di “tableaux grafici” in riferimento all’universo digitale e alle forme ispirate all’Alfabeto plastico di Victor Vasarely. Pascal Dombis, un artista visivo che esplora il linguaggio, il controllo e l’irrazionalità, Dominique Pétrin, un’artista interessata ai modi di alterare la percezione e la coscienza, Sabrina Ratté, artista canadese che si evolve alla frontiera delle arti visive, scenografia, performance e musica e Flavien Théry, la cui ricerca è oggi in linea con il movimento dell’arte ottica e cinetica e con le pratiche attuali dei nuovi media.