La cascata del Varone
C’è un luogo nei pressi di Riva del Garda, sulla strada verso il Lago di Tenno, in cui il territorio è stato modellato da migliaia di anni di storia per creare un palcoscenico incredibile alla forza della natura che qui si esprime in tutta la sua potenza. Si tratta della cascata del Varone.
La visita al parco omonimo è anche una passeggiata nella storia di come questo luogo è stato preparato e allestito per essere visitato – ormai 150 anni fa – ma è soprattutto un incontro mozzafiato con la potenza dell’acqua e la sua capacità di scavare la roccia.
Ma facciamo un passo alla volta… perché la cascata del Varone si chiama così?
Il torrente Varone e il paese omonimo
L’acqua che alimenta la cascata è quella del lago di Tenno che si trova 8 km più a monte. Le sue perdite sotterranee danno inizialmente origine al torrente Magnone. Questo si getta poi all’interno della montagna formando la cascata.
Dopo il salto il torrente che esce dalla gola prende il nome di Varone. Scendendo verso il lago di Garda, dove alla fine si getta, attraversa il piccolo centro abitato di Varone. Da qui il nome della cascata.
Il picco di Deva e le sorgenti della valle di Ravizze
Il picco di Deva che si erge di fronte al parco della cascata è fatto di calcare giurassico e data di milioni di anni. Affiorò durante il ripiegamento dell’arco alpino che nell’era terziaria diede origine tutta la catena delle Alpi. Accanto al picco si estende lil paesaggio quasi fiabesco della piccola valle di Ravizze. Il terreno qui è interamente ricoperto da una macchia umida bagnata da ruscelli e da piccole cascate che sgorgano da una sorgente nascosta dalla vegetazione qualche metro più in alto.
Tutt’attorno crescono felci e muschi rigogliosi che assieme alle piante acquatiche nel torrente che scorre verso il lago (in cui vivono anche delle trote, la cui pesca -ricordiamo- è proibita) creano uno scenario di natura florida e lussureggiante.
La cascata del Varone
Ma andiamo a scoprire la grotta che accoglie la cascata. Questa si è formata 20.000 anni fa. In quel periodo il grande ghiacciaio del Garda si stava ritirando, dando lentamente origine alla valle del Basso Barca e al lago stesso. Nel suo movimento ha levigato anche le valli laterali come quella di Tenno, facendo sì che le acque torrentizie avessero poi via libera per erodere ancora più a fondo le rocce.
A quel tempo la forra non si era formata e la parete rocciosa era molto più avanzata rispetto ad oggi. È stata appunto l’acqua, carica di sabbia, ciottoli e ghiaia ad erodere sempre più questa parete facendola arretrare.
L’erosione è stata più potente dove la roccia era più debole e seguendo i solchi che via via si approfondivano si è fatta sempre più rapida e intensa e la forra si è approfondita sempre più. Questo lavoro di erosione continua ancora oggi a una media di circa due millimetri l’anno.
Al momento la gola si addentra per 55 metri nella parte della Grotta Inferiore mentre in quella Superiore arriva a 73 metri di profondità. La cascata invece è in tutta la sua altezza pari a 98 metri.
La Grotta Inferiore
Dalla Grotta Inferiore si osserva la cascata alla fine del suo corso. Attraverso dei camminamenti posti a un metro sopra l’acqua ci si addentra nelle viscere della montagna. L’impressione è quella di trovarsi dentro ad una grotta, ma in realtà si tratta di un’alta e strettissima spaccatura nella roccia. L’acqua qui cade con molta energia creando un grande frastuono e polverizzandosi in mille gocce che creano un’atmosfera surreale. Prevedete (o acquistate un impermeabile all’ingresso) se non volete ritrovarvi completamente bagnati!
In questo punto la gola è caratterizzata da una stratificazione importante fortemente orientata verso il centro della montagna. Si tratta di calcare del medio giurassico (con qualche lembo di giurassico superiore sulla cima), che crea merletti in forma di piccole stalattiti o di nastri bianchi.
Il giardino Botanico
Uscendo dalla prima grotta si percorre un cammino di 115 scalini che ci guida attraverso un giardino botanico di recente realizzazione. L’area della Cascata del Varone è una preziosa nicchia ecologica, dove, grazie ad un microclima favorevole, piante tipiche mediterranee e alberi di alta montagna convivono nello stesso habitat: palme, jukke, cipressi, oleandri e olivi si alternano a querce, allori selvatici, nespoli del Giappone, pini neri e larici, che sono piante tipiche delle grandi altitudini.
È incredibile come la temperatura si abbassi qui, risentendo della corrente creata dall’acqua che precipita con furia.
La Grotta Superiore
Un punto di osservazione più alto si trova 40 metri sopra il precedente ed è costituito dalla Grotta Superiore dalla quale si può vedere la cascata nella sua totalità.
La galleria che entra nella montagna verso la grotta superiore è stata scavata nel 1870. Misura 15 metri di lunghezza e ci porta all’interno della gola a 73 metri di profondità. Qui le rocce non hanno una stratificazione orizzontale e prendono piuttosto la forma di drappeggi. Si può osservare qui la formazione rocciosa detta “testa di cavallo”, alta circa 30 metri.
Più avanti una balconata offre una scena imponente: l’acqua precipita con una violenza inaudita dentro a un imbuto roccioso naturale. Quasi cento metri più sotto, dove le cascata conclude il suo salto, un laghetto turbolento raccoglie l’acqua prima che questa raggiunga la grotta inferiore.
Al di sopra della fenditura della montagna attraverso la quale precipita l’acqua c’è una stretta gola in cui scorre il torrente Magnone che alimenta la cascata. Non vi si può accedere perché vi si trovano le chiuse delle centrale elettrica che si trova a valle. In ogni caso lassù non si vedrebbe altro che un piccolo bacino e un’onda, l’inizio della cascata che sparisce nel baratro.
La costruzione delle infrastrutture
Il lavoro per rendere visitabile la cascata ed il parco è iniziato circa un secolo e mezzo fa con la costruzione delle prime infrastrutture. Prima del 1874 la cascata non era visitabile e non c’erano i camminamenti per addentrarsi nella montagna. C’erano solo dirupi scoscesi e il sito non era accessibile se non dall’acqua, risalendo il torrente o, nel caso della grotta superiore, calandosi da sopra appesi ad una corda.
Oggi grazie ai sentieri e ai ponticelli, alle balaustre e alle scale e soprattutto grazie al tunnel che permette di entrare all’interno della montagna questo spettacolo è visibile a tutti. Un lavoro di erosione che è durato 20.000 anni.
L’entrata e l’inaugurazione
La costruzione che serve da ingresso alla cascata del Varone è stata progettata da un architetto molto alla moda all’inizio del XX secolo. Si tratta dell’architetto Giancarlo Maroni, lo stesso che ha creato il Vittoriale di Gabriele D’Annunzio e, per restare a Riva, la spiaggia degli olivi e la centrale idroelettrica, tra le costruzioni più notevoli.
Il principe Umberto II, Gabriele D’Annunzio, l’Imperatore Francesco Giuseppe, Franz Kafka, Thomas Mann e molti altri letterati hanno onorato da allora questo luogo di una loro visita.
La cascata fu aperta alle visite al pubblico il 20 giugno 1874 con una solenne cerimonia alla presenza di un padrino d’eccezione: il Principe Nicola di Montenegro, che si trovava in villeggiatura sul Lago di Garda in quel periodo. L’inaugurazione fu un grande avvenimento per Riva: vi parteciparono naturalmente tutte le autorità, a cominciare dall’allora podestà Vincenzo Colò, e venne vissuta da tutti i cittadini rivani come una grande festa.