La Carità e la Bellezza, la mostra a Palazzo Marino a Milano
Anche quest’anno a Natale la città di Milano ha organizzato una speciale mostra a Palazzo Marino, gratuita per i milanesi e i turisti. Grazie alla collaborazione con la città di Firenze quattro capolavori dell’arte toscana realizzati tra il Tre e il Quattrocento saranno esposti nella magnifica sala Alessi fino al 15 gennaio per illustrare i temi della carità e della bellezza.
Si tratta di quattro opere che testimoniano del passaggio tra il Tardo gotico e il Rinascimento: tre dipinti e una scultura che animano uno spazio allestito in modo molto suggestivo dall’architetto Franco Achilli, che ha voluto per l’occasione mettere l’accento sull’impatto zero e sulla rinnovabilità dei materiali usati per presentare le opere.
I capolavori si offrono alla visione nella scenografia di una cattedrale ideale le cui colonne di seta evocano la Milano rinascimentale e in cui è la luce a creare gli spazi.
L’esposizione La Carità e la Bellezza. Tino di Camaino, Beato Angelico, Filippo Lippi, Sandro Botticelli permette di ammirare la Madonna col Bambino di Sandro Botticelli, L’adorazione dei Magi di Beato Angelico, la Madonna col Bambino di Filippo Lippi, e la Carità, scultura del senese Tino di Camaino.
La mostra, curata da Stefano Zuffi e organizzata da Civita Mostre e Musei, prosegue negli spazi messi a disposizione nei Municipi del decentramento cittadino e individuati presso alcune biblioteche comunali che ospiteranno 8 capolavori provenienti da diversi istituti della città, che declinano il tema della carità e della bellezza attraverso quattro tele del Seicento e quattro dell’Otto/Novecento.
Tino di Camaino, Carità, 1320-1324, Marmo scolpito Firenze, Museo Stefano Bardini
Carità è la splendida scultura realizzata da Tino di Camaino, rimasta per circa due secoli all’ingresso del Battistero del Duomo di Firenze e successivamente ospitata presso il Museo dell’Opera del Duomo.
Esprime la ponderata e umanissima energia dei valori plastici dell’età di Giotto e di Dante. Lo stile dello scultore, allievo di Giovanni Pisano, predilige forme semplici, solide, impostate su volumi geometrici. La figura allegorica della Carità è una donna che si occupa di due bambini, allattandoli al seno. Il tema ricorre svariate volte nella storia dell’arte italiana dal 300 fino al 600; bellissime raffigurazioni della Carità si devono a Giovanni Pisano e Jacopo della Quercia e tra i pittori merita ricordare Giotto autore di una bella interpretazione nella cappella degli Scrovegni a Padova.
Giovanni da Fiesole detto Beato Angelico Tabernacolo-reliquiario: Annunciazione e Adorazione dei Magi 1434 circa, Tempera su tavola, Firenze, Museo di San Marco
Il raffinatissimo tabernacolo del Beato Angelico è il frutto di una combinazione di tecniche tra pittura, miniatura, oreficeria e intaglio. La ricchezza ornamentale con profusione d’oro unita ai colori smaglianti denota la familiarità dell’Angelico con l’arte minatoria, ma anche la prossimità ai modi di Gentile da Fabriano.
È tuttavia evidente la ricerca spaziale e monumentale pur nelle piccole dimensioni, che già segna il trapasso dall’esperienza Tardo gotica al Rinascimento. La tavola è inserita entro una ricca carpenteria dorata costituita da cimasa ad ogiva e colonne tortili su base sagomata. Nel piccolo spazio della tavola sono raffigurati due soggetti sovrapposti su fondali in oro damascato: l’Annunciazione e l’Adorazione dei Magi.
Filippo Lippi, Madonna con il Bambino, 1466-69, Tempera su tavola, Firenze, Museo di San Marco
La Madonna col Bambino di Filippo Lippi è una delle ultime e più compiute opere su tavola del pittore, che la realizzò negli anni Sessanta del Quattrocento, appena prima di trasferirsi a Spoleto per affrescare l’abside del Duomo. Firenze in questo periodo sta entrando in una delle fasi più straordinarie della sua storia politica, sociale e artistica: è la Firenze dell’umanesimo, che trova in Filippo Lippi uno dei primi e più sensibili interpreti. Inquadrato in una nicchia architettonica a conchiglia impostata sulle regole dettate da Leon Battista Alberti, l’opera echeggia una composizione propria del Rinascimento fiorentino. In questa l’edicola ha luogo l’abbraccio stretto, tenero e complice fra Maria e Gesù, sorretto dalla madre e in piedi su una balaustra, guancia contro guancia. Sul retro del dipinto si osservano lo schizzo di un piccolo tabernacolo e studi di una testa maschile.
Sandro Botticelli Madonna con il Bambino 1498-1502, Tempera su tavola, Firenze, Museo Stibbert
Il recente restauro apportato dalla superficie pittorica di questa tavola consente di apprezzare appieno la qualità del dipinto. Una certa rigidità dei panneggi, della postura della Vergine e del Bambino confermano una partecipazione della bottega, ma l’invenzione della composizione è alquanto insolita con la testa della Vergine volta verso sinistra e gli occhi semichiusi e il Bambino che guarda distratto all’esterno del dipinto. L’espressione fervente ma al tempo stesso struggente del volto della Madonna permette di circoscrivere anche temporalmente l’opera. Sono infatti tratti comuni del periodo della conversione di Botticelli alla dottrina di Girolamo Savonarola, giustiziato nel 1498.