1973. Va in onda Dove sta Zazà, il varietà con Gabriella Ferri, l’antidiva cui si devono i primi videoclip
Dove sta Zazà è un varietà andato in onda sull’allora Programma Nazionale della Rai dal 19 maggio 1973 per 4 settimane. Era incentrato sulle canzoni di Gabriella Ferri (1942-2004), che, nei panni di un pagliaccio malinconico, rievocava l’età d’oro del cabaret. Le esecuzioni delle sue canzoni furono di fatto dei videoclip ante litteram.
Dove sta Zazà
Condotto da Gabriella Ferri con Enrico Montesano (1945), Pippo Franco (1940), Oreste Lionello (1927-2009) e Pino Caruso (1934-2019), il programma era diretto da Antonello Falqui (1925-2019), autore anche dei testi assieme a Mario Castellacci (1924-2002) e Pierfrancesco Pingitore (1934).
Il titolo del programma prendeva spunto dalla canzone napoletana quasi omonima (in quel caso si trattava infatti di una domanda), rilanciata un paio di anni prima da Gabriella Ferri, che la cantava all’inizio dello spettacolo nei panni di un malinconico clown.
Zazà? sta qui
E in un certo senso il varietà intendeva dare una risposta alla domanda posta dalla canzone. Zazà diventava infatti il simbolo di “qualcosa di introvabile che sta tra l’illusione e la speranza” e la sua ricerca era il leitmotiv della trasmissione. In studio si ricreò il vero ambiente del cabaret, con una pedana per le esibizioni e i tavolini dove si accomodavano gli spettatori.
Quattro serate per quattro epoche
Le quattro puntate dello show furono riprese a colori ma trasmesse in bianco e nero, dato che l’avvio ufficiale delle trasmissioni Rai a colori avvenne nel 1977. Il tema conduttore, le canzoni da cabaret, venivano in ogni puntata declinate secondo epoche differenti: la Belle Époque, il fascismo, il dopoguerra e il futuro. La canzone che intitolava e faceva da sigla iniziale al programma invece era stata scritta nel 1944 da Raffaele Cutolo (1910-1985) e Giuseppe Cioffi (1901-1976) e resa popolare da Nino Taranto (1907-1986).
Dove sta Zazà?
La canzone Dove sta Zazà? era stata interpretata nel corso degli anni da tantissimi interpreti della musica italiana tra cui Nilla Pizzi (1919-2011) e Claudio Villa (1926-1987). Gabriella Ferri, che ne incise una sua versione nel 1971, le ridiede popolarità, tanto che oggi ormai è indissociabile dalla sua interpretazione drammatica e intensa.
…e se fumarono a Zazà
Il testo racconta, nelle parole del narratore Isaia, la misteriosa scomparsa di una donna di nome Zazà nel bel mezzo della festa di San Gennaro. Dopo aver proseguito la ricerca senza alcun esito, rassegnato, se ne va. Torna l’anno successivo per cercare di ritrovarla a tutti i costi. “Chi ha truvato a Zazá, ca mm”a purtasse a me. Se non troverò lei, ch’è tanto bella, m’accontenterò ‘e trová ‘a sorella”.
L’inno del dopoguerra…
Forse non tutti sanno che la canzone napoletana Dove sta Zazà? era diventata l’inno del dopoguerra. Tradotta in più di dieci lingue, fu la prima canzone a unire, sul finire della guerra, tutti i popoli d’Europa. “A lanciarla – ebbe a raccontare l’autore Raffaele Cutolo in un’intervista – furono gli angloamericani. Napoli, nel 1944, era una sorta di retrovia di più fronti. I soldati stranieri che arrivavano a Napoli imparavano Dove sta Zazà? e, a loro volta, la insegnavano ad altre persone e ad altri popoli».
…in Italia e nel mondo
In Italia assurse a inno ufficiale della squadra del Bologna, in Argentina i giustizialisti, per decisione personale di Evita Peron (1919-1952), la promossero al rango di loro marcia di ordinanza. A Napoli diventò la mania di tutti, e prestò il nome a un profumo, a un liquore e anche a un giornale.
Ma chi era Zazà?
Ma a chi o a che cosa si era ispirato l’autore, per arrivare a quello strano bisillabo? Ci sono stati molteplici tentativi di dare una risposta a questa domanda, nell’arco di mezzo secolo. Qualcuno ha voluto far discendere il nome da una commedia francese della fine dell’800 intitolata appunto Zazà, in cui si narrano, guarda caso, le vicende di una canzonettista che abbandona il suo desolato amante. A questa commedia si rifece Ruggero Leoncavallo (1857-1919) per ricavarne un libretto d’opera.
Una felice onomatopea
“Farneticazioni, solo congetture” disse a questo proposito Raffaele Cutolo. “Io intesi il bisillabo Zazà semplicemente quale onomatopea del suono della banda. I popoli di tutto il mondo, quando vogliono alludere a una banda, fanno “Zazà zazà zazà zazà…”. Ecco, io pensai semplicemente a quel suono.”
Gabriella Ferri e il Bagaglino
Gabriella Ferri esordì in coppia con Luisa De Santis (1944), con la quale formava un duo che raggiunge una discreta notorietà al cinema e in televisione interpretando canzoni popolari e folk. Nel 1966 pubblicò il suo primo album e tornò a Roma per diventare la cantante ufficiale del Bagaglino, la compagnia di varietà fondata a Roma nel 1965 da Pier Francesco Pingitore e Mario Castellacci. Per lei il palco del Bagaglino sarà una grande palestra dove manifesterà il suo talento, affinerà le sue capacità attoriali e imparerà a gestire la sua naturale presenza scenica.
Il Festival di Sanremo con Stevie Wonder
La sua prima grande notorietà le ara arrivata dal Festival di Sanremo, dove aveva presentato nel 1969 Se tu ragazzo mio in doppia esecuzione con Stevie Wonder (Stevland Hardaway Morris, 1950). Capelli corti biondissimi, minigonna e stivali di pelle nera fino al ginocchio, la sua interpretazione e la sua immagine segnarono il suo personaggio.
Il successo all’estero
Il successo di Gabriella Ferri passò per l’estero. Pier Francesco Pingitore raccontò anni dopo che fu la Rai a proporre di fare una serie di puntate intorno alla Ferri visto che aveva avuto un grande successo in America Latina. Nel programma cucito sulla sua personalità, Gabriella poté esprimere tutti i suoi talenti di cantante, interprete, attrice e intrattenitrice.
Virago istrionica
Il carisma, la mimica, l’ironia le permisero di giocare anche sull’identità di genere, tanto che mise da parte la sua femminilità per indossare i panni di uno Charlot. Introduceva il programma in rima come un vero maestro di cerimonie e lo chiudeva come un folletto, con la bombetta, il papillon, i pantaloni corti alle caviglie, ma soprattutto con delle gote tonde e rosse su un viso bianco.
I duetti
La Ferri interpretava anche duetti con gli altri conduttori e con gli ospiti. Indimenticabile il numero con Enrico Montesano in cui i due attori mettono in scena la famosa canzone La cammesella, in cui Gabriella gli chiede insistentemente di spogliarsi. Con Claudio Villa invece si sfida al canto a stornello, una sorta di battaglia a suon di battute. Mentre lui le canta “quanto sei brutta e racchia”, lei gli risponde a tono “ma non lo vedi quanto sei tappo, tu madre non ce s’è sprecata troppo”.
Le sigle: Dove sta Zazà e Sempre
Le sigle del programma, quella di apertura Dove sta Zazà? e quella di chiusura Sempre sono entrate nella storia della televisione. La prima veniva proposta in una sorta di videoclip ante litteram, girato dallo stesso Falqui con la cantante vestita da clown in un deposito ferroviario. In un’altra puntata la Ferri cantava Ciccioformaggio in una discarica di rifiuti.
Già all’epoca del duo Luisa e Gabriella, agli inizi della sua carriera, Gabriella Ferri aveva realizzato qualcosa di simile, ma sul grande schermo. Nel 1965 il duo aveva recitato nel film 008 Operazione Ritmo del regista e produttore Tullio Piacentini (1919-2005).
Videoclip ante litteram
Si trattava di una sorta di parodia di quelli dell’agente 007 che anticipava i videoclip. Proponeva infatti un susseguirsi di canzoni sceneggiate di cantanti noti e non, intervallate da vignette umoristiche. E questo ben prima di quando abbinare una realizzazione video all’esecuzione di una canzone sarebbe diventato la norma.