Chang ki Chung, la poesia vivissima della natura morta
Chang Ki Chung è un fotografo sudcoreano noto soprattutto per le sue foto rappresentanti cibi disposti in forme ed equilibri tanto estetici quanto improbabili.
Si tratta del suo ultimo progetto, commissionatogli da Le Monde allo scopo di accompagnare una serie di articoli gastronomici. In questi scatti Chung inventa un nuovo stile di natura morta, in cui avocado, uova sode, cubi di barbabietola e pezzi di pane sembrano essere fissati nell’istante immoto e fuggente di una danza formalmente perfetta.
Torri di frutta e verdura che esplorano forme nuove di colori e sapori sembrano ben interpretare il senso dell’espressione “Still Life” in cui la vita nel suo potenziale movimento si fissa in un istante immobile.
Questa serie di foto per quanto sorprendenti sono solo una parte del suo lavoro che esprime una poesia profonda e delicata in ogni tappa della sua ricerca.
Dopo aver debuttato come fotografo di moda ed essersi distinto come ritrattista (è stato quello ufficiale del presidente della Repubblica coreano), si traferisce in campagna dove si dedica alla fotografia artistica in bianco e nero.
La natura morta con soggetti botanici e oggetti quotidiani è allora il suo linguaggio preferito, ma realizza anche una serie all’esterno, alla ricerca di una “strada invisibile” lungo la costa coreana occidentale, che si disegna e poi scompare ogni mattino nella nebbia.
Quando la marea comincia a ritirarsi appare una strada fino a quel momento invisibile che resta non percorribile, prigioniera per sempre della nebbia o dell’acqua.
Le due serie “Poppy 1 et 2” sono dei veri e propri ritratti di papaveri. Questi fiori, che lo colpiscono per il loro rosso acceso, prendono sotto il suo obiettivo delle sembianze antropomorfe.
«Li ho personificati perché offrono tante molteplici apparenze quante ne possono presentare gli esseri umani, sia a livello della loro silhouette che del loro incarnato” afferma “Ho considerato il fiore e i suoi petali come se rappresentassero dei visi e lo stelo il corpo. Poi ho immaginato delle persone che posano in uno spazio vuoto e che mostrano alcuni lati illuminati ed altri oscuri che corrispondono alle luci ed ombre dell’anima.”
Chang Ki Chung è un fotografo intimista, un poeta che utilizza la luce con perfetta padronanza per entrare in comunione con gli oggetti o i vegetali che fotografa e per magnificarli.
Nelle sue prime nature morte gli oggetti sono spesso legati, uniti da tratti disegnati inizialmente da vere o proprie cordicelle e in seguito da linee luminose. Mele, frutta e altri oggetti che possano raccontare le storie degli esseri umani appaiono da soli o in gruppo, come se stessero conversando, ma anche danzando o scivolando via.
Le cordicelle sono onnipresenti anche nella sua ultima serie “Promises”, iniziata nel 2010, che è un percorso autobiografico in cui il soggetto è la mela, il frutto della conoscenza. Simbolicamente questo frutto porta in sé soprattutto la promessa originale, l’amore incondizionato di Adamo per Eva: la cordicella lega una vita all’altra.
Nella serie “Stairways to heaven” la scala rappresenta la libertà. L’ultimo scalino porta a un altrove che è sempre al di là.
Alla base della serie « Transmission » c’è la storia poetica del ricordo di Chung bambino. Le bobine di filato sono legate alla sua infanzia, quando assisteva alla filatura della seta, all’allevamento dei bachi e alle storie che gli venivano allora raccontate: il filo della bobina è al tempo stesso la continuità della cultura, della memoria personale e anche collettiva.
In “Amsterdam mania” l’ossessione per la pittura fiamminga prende corpo in nature morte in cui la luce scolpisce in modo incredibile i colori e le forme.
Un’altra serie molto particolare è “Couture Garden” e riguarda il “globe de mariée”. Oggetto simbolico della tradizione francese, ebbe il suo apogeo nell’800. Preparato con cura dalla madrina o dalla madre della sposa doveva accogliere all’indomani delle nozze il suo bouquet ed altri piccoli oggetti, collane, biglietti, angioletti, ricordi di battesimo che arricchivano questa vetrina simbolica trasformandola in vero album di famiglia.
Affascinato da questo viaggio tra ghirlande e metalli dorati, specchietti e cuscinetti di velluto, Chung comincia a creare le sue composizioni, che diventano dei veri giardini immaginari, delle pièce di teatro in miniatura.
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