Rodi, la baia di Anthony Quinn
In questo luogo incredibile penso di aver fatto la nuotata del secolo.
Anche se amo immergermi in acqua, non mi definirei affatto un animale acquatico. Temo che dipenda dalla mia pessima capacità di galleggiare, presumibilmente dovuta -come tentò di spiegarmi la mia istruttrice all’epoca della mia formazione di acquagym- a una densità ossea superiore alla media e di conseguenza a un peso specifico più elevato.
Ricordo ancora la frustrazione nell’eseguire la posa che chiamavamo “Cocoon”: rannicchiati a uovo completamente immersi in acqua si restava lì sospesi a fluttuare. No way, mentre in quella posa tutte le altre partecipanti godevano della sensazione di leggerezza che il principio di Archimede regalava loro, io precipitavo inesorabilmente sul fondo della piscina. Come un sasso.
Se a questo si aggiunge una mia idiosincrasia a immergere completamente la testa sott’acqua, si capisce facilmente come il nuoto non sia una disciplina che riesco ad apprezzare appieno.
E però nelle acque della splendida baia di Anthony Quinn ho nuotato tantissimo. Complice la temperatura a livelli tropicali, la bellezza assurda di quelle acque turchesi e cristalline, l’assenza totale di onde e soprattutto una salinità fuori dal comune che riusciva a sostenere anche la mia densità, ho goduto di queste acque come non mi capitava più da decenni.
Il nome originario del luogo è Vagies, ma ormai su tutte le mappe appare il toponimo “Anthony Quinn“, anzi “Άντονι Κουίν”. Il luogo fu il set dei alcune scene del film I cannoni di Navarone del 1961, dopo aver girato il quale, essendosene innamorato, l’attore decise di acquistarne il terreno.
Nel 1984, a seguito di una modifica delle leggi che regolavano la proprietà privata in caso di beni di rilevanza naturalistica e storica, il governo greco lo confiscò restituendolo ai turisti che ne hanno fatto una delle spiagge più ambite dell’isola e tra le più note della Grecia.