70-80,  Music

1986. Black Celebration dei Depeche Mode proietta il gruppo verso sonorità completamente diverse dalle precedenti. E apparentemente più cupe

I Depeche Mode nascono nel 1980 come gruppo synth-pop. Dopo i primi anni in cui sembrano cercare di imporsi come idoli per gli adolescenti con intenti prettamente commerciali, arriva Black Celebration (1986), il loro quinto album. Che trasporta in atmosfere completamente differenti.
Ma ciò che li muove non è solo il pessimismo cupo di cui li si potrebbe sospettare.

La formazione di quegli anni

La band, che inizialmente aveva visto tra i componenti Vince Clarke (1960) era in quegli anni composta da Dave Gahan (1962), Martin Gore (1961), Andy Fletcher (1961) e Alan Wilder (1959), che abbandonerà il gruppo nel 1995.

L’album più venduto

Black Cekebration è stato  il loro disco più venduto di sempre in Europa e nel Regno Unito, anche se negli Stati Uniti non riuscì ad eguagliare l’album precedente Some Great Reward (1984).

Some Great Reward

I brani contenuti in Some Great Reward già si allontanavano dai più facili dischi precedenti, in cui il marchio distintivo sembrava essere generalmente ottimista. People are People fece sì che i Depeche Mode sfondassero in ambito internazionale. Le aspettative per l’album successivo erano dunque alte, ma pochi avrebbero immaginato una direzione sonora e tematica così diversa.

Luce ed ombra

In Black Celebration brucia un fuoco glaciale, cupamente sensuale. La tematica sviluppa un insieme incredibile di seta e metallo, di morte e amore, di carezze e di graffi, di sussurri e di spasmi: l’album unisce in realtà ombra e luce, pessimismo e speranza.

Sperimentazione musicale

Musicalmente con Black Celebration la band scivola in un territorio molto più sperimentale, abbracciando suoni più industriali e darkwave.

Contro il mainstream

“Non sopporto la musica blanda e strutturata”, dichiarò Dave Gahan in un’intervista un mese prima dell’uscita di Black Celebration, “Il pop glamour mi annoia da morire. Ovviamente non farò nomi [di gruppi] perché odio tutto quello che c’è nelle classifiche.” Martin Gore gli fece eco in un’intervista del 1987, affermando: “Penso che sia molto più interessante scrivere di cose che non sono piacevoli. Penso che ci sia troppa gentilezza nelle classifiche”.

Rivoluzione

Black Celebration rappresentava dunque la rivolta dei Depeche Mode contro la musica pop patinata che avevano realizzato fino ad allora.

Grandi successi

Nonostante lo scetticismo dei discografici di fronte a questo cambiamento di rotta, l’album fu un grande successo e i singoli A Question of Time, A Question of Lust e Stripped sono ancora tra i preferiti dai fan.

Campionature e suoni sintetizzati

In Black Celebration le melodie si fanno più complesse e sono sempre più composte tramite campionature e suoni sintetizzati al computer. Ne esce un album dal suono denso, oscuro e dalla melodia inconfondibile. In esso l’elettronica si accoppia ai testi magistralmente evocativi di Martin Gore, che dà anche la sua voce a 4 brani dell’album.

Motociclette e fuochi d’artificio

I suggestivi paesaggi sonori di Black Celebration sono pieni di fioriture non ortodosse e campionature inventive. Si pensi al mix di motociclette, motori di auto e fuochi d’artificio nel singolo Stripped.

Il video di Stripped

Una curiosità relativa al video di questa canzone riguarda il modo in cui nacque. Trasferitosi da un po’ a Berlino, il gruppo  cercava invano una location adatta; una sera Dave Gahan propose provocatoriamente di scendere in strada a sfasciare qualche auto. Gran parte del video fu girato sotto gli studi, con la band impegnata a prendere a mazzate delle vecchie automobili in un vicino sfasciacarrozze e a trasportare degli enormi schermi su cui vengono proiettati i loro volti.

Il muro di Berlino

Scorrendo il video, al minuto 1.20 circa, sullo sfondo si vede una porzione di Muro di Berlino, “guest star” involontaria delle riprese.

Le polemiche

La stampa non prese bene il video, che fu interpretato come un’incitazione alla violenza. I Depeche Mode dovettero quindi specificare che non era loro intenzione e che il brano in realtà parlava di emozioni e di quanto sia necessario spogliarsi di tutto quello che si ha addosso per farle riemergere.

Ma era davvero pessimismo cosmico?

“Abbiamo questo problema in Inghilterra: la gente pensa che siamo cupi e pessimisti, il che non è vero”, disse Gore in un’intervista del 1986. “Alcune persone lo hanno detto alla radio e alla televisione e tutti sembrano crederci. Ma in realtà siamo persone felici”.

Speranza e romanticismo

In effetti, ascoltando più da vicino i testi di Gore, l’inclinazione dell’album per un cupo fatalismo non è così pronunciata come alcuni hanno sostenuto. Ci sono molti momenti di speranza e romanticismo disseminati ovunque e non solo all’interno delle dolci ballate a cui Gore presta la voce principale (A Question of Lust, Sometimes, World Full of Nothing). Questo rende il tono molto più equilibrato di quanto l’album sia in genere considerato.

Black Celebration

La prova iniziale di questo equilibrio appare nella titletrack di apertura, Black Celebration che inizia con un arrangiamento  minaccioso e cresce verso un ritmo percussivo nei primi due minuti. Uno struggente Gahan riconosce le dimensioni più oscure della vita lungo tutto il brano, ma proclama anche che il conforto può essere trovato nel sostegno redentore di un altro, mentre implora “Non vedi / I tuoi occhi ottimisti / Sembrano un paradiso / Per qualcuno come me”.

Mosche sul parabrezza

Ancora più austera è la canzone che segue, Fly on the Windscreen, che richiama la fusione industrial-pop sentita nei primi dischi della band. I versi iniziali affermano che “la morte è ovunque”. Eppure, il ritornello della canzone (“Vieni qui, toccami / Baciami, toccami ora”) implica che l’abbraccio di un amante offra evasione dalla morte e dalla distruzione che inevitabilmente ci circonda.

A Question of Lust

Il secondo singolo pubblicato dall’album, l’introspettivo A Question of Lust esamina le complessità della vulnerabilità e della fiducia nelle questioni di cuore.

A Question of Time

Il provocatorio terzo singolo A Question of Time è probabilmente la canzone più sovversiva di Black Celebration. Evocando il controverso romanzo di Vladimir Nabokov (1899-1977) del 1955, Lolita, esplora il desiderio di un uomo di salvaguardare l’innocenza di una ragazza di 15 anni dai modi predatori degli uomini.

Un album iconico

L’album è diventato iconico per i fan della band, una tappa indispensabile nel percorso degli artisti e di chi ha vissuto quegli anni di passaggio, di chi forse si è opposto come loro al mainstream leggero per esplorare ciò che, non solo di oscuro, ma anche luminoso c’è nell’animo umano.

Tracklist:

1. Black Celebration
2. Fly on the Windscreen – Final
3. A Question of Lust
4. Sometimes
5. It Doesn’t Matter Two
6. A Question of Time
7. Stripped
8. Here Is the House
9. World Full of Nothing
10. Dressed in Black
11. New Dress