1982. Lady Oscar arriva in Italia, dove spopola più che in ogni altra nazione. Ma a causa dell’ambiguità del personaggio subisce molti tagli e censure
Nel 1982 arriva in Italia il cartone animato giapponese Lady Oscar, il cui titolo originale è Le Rose di Versailles. Uscito in Giappone nel 1979, è tratto dall’omonimo manga di Riyoko Ykeda (1947) pubblicato qualche anno prima.
Racconto storico
L’autrice si è ispirata alla biografia di Maria Antonietta dello scrittore austriaco Stefan Zweig (1881-1942). Lo sfondo storico del racconto non impedisce all’autrice di toccare temi delicati come la sessualità e l’identità di genere.
La storia di Lady Oscar
Ambientato alla corte di Francia alla vigilia della Rivoluzione, il cartone animato narra le vicende di Maria Antonietta e di Oscar François de Jarjayes, ragazza nobile sua coetanea, comandante della Guardia Reale. Cresciuta sin da bambina come un uomo Oscar instaura con la principessa una grande amicizia.
La Rivoluzione francese
Entrambe si innamorano del conte svedese Hans Axel von Fersen e le vicende sentimentali, tra le quali quelle di altri pretendenti come lo scudiero André, si intrecciano con i fatti storici della Rivoluzione francese.
Perché le rose?
Le rose fanno riferimento ai cinque personaggi femminili: Maria Antonietta (a cui si associa la rosa rossa), Madame de Polignac (rosa gialla), Rosalie (bocciolo di rosa), Jeanne (rosa nera) e Oscar (rosa bianca). Il dettaglio è svelato nelle scene finali della storia.
Fiocco rosa o fiocco azzurro?
Il dramma di Oscar inizia alla sua nascita: in casa del Conte de Jarjayes, comandante della Guardia Reale, è venuta alla luce la sesta figlia femmina.Il generale, che aspettava un maschio a cui trasmettere il titolo e il ruolo di comandante, decide di chiamare la figlia Oscar e di crescerla come se fosse un ragazzo, iniziandola alle arti militari. Dimostrando una grande abilità, la giovane diventa a soli 14 anni guardia personale della principessa Maria Antonietta, giovane moglie del futuro re Luigi XVI.
Lo sfondo storico
Siamo negli anni immediatamente precedenti la presa della Bastiglia. Il 14 luglio 1789 cade il simbolo dell’Ancien Régime ed anche l’anime giapponese ricorda lo storico episodio.
La fanciulla-soldato durante la battaglia si schiera dalla parte del popolo e muore dopo essere stata ferita al petto, proprio il giorno dopo il suo amato André, colpito da una pallottola vagante.
Uomo o donna?
Sembra che inizialmente Oscar dovesse essere un uomo e impersonare Pierre-Augustin Hulin, un militare che aveva combattuto a fianco dei rivoluzionari pur essendo un fedele servitore di Maria Antonietta.
Alla fine l’autrice decide, per motivi soprattutto di stile, di dare vita a una protagonista femminile, sostenuta anche dalla scoperta che molte donne all’epoca sceglievano di vestirsi da uomo.
La nascita di un cult
Questa scelta non solo è all’origine del successo di Lady Oscar, nella cui ambiguità risiede spesso il motore delle vicende narrate, ma fa addirittura diventare il personaggio un’icona transgender ante litteram.
Affascinata dagli uomini come dalle donne, di lei si innamorano persone di entrambi i sessi e la fluidità del suo genere resta uno degli interessi principali di tutta la storia.
Il successo in Italia
Il cartone animato conosce un grande successo in tutta Europa, ma è proprio in Italia che ottiene la maggior quantità di repliche. Al contrario, all’uscita in Giappone aveva avuto talmente poco successo da essere interrotto alla fine del 23º episodio sui 40 previsti.
…. e la censura
La versione italiana ha subito molte censure sia a livello di doppiaggio, sia di veri e propri tagli nelle sequenze. Molte erano le scene di nudo, alcune delle quali sono restate nel montaggio, sfuggite alla censura televisiva.
Oscar e Rosalie
Una delle censure più famose dell’edizione italiana riguarda l’incontro tra Oscar e la giovane Rosalie Lamolière. Nella versione originale, Rosalie, disperata, ferma la carrozza di Oscar e credendola uomo, le si offre per denaro. Tutto il dialogo nella versione italiana è stato dapprima modificato per poi essere interamente tagliato.
L’ambiguità edulcorata…
Nella trasposizione italiana, in realtà, l’identità di Oscar non è affatto un segreto: in molti la chiamano Madamigella, là dove la versione giapponese prevede Colonnello, Signore o semplicemente Oscar. Questo fa sì che il fascino esercitato dal personaggio su alcune donne venga del tutto annullato.
…e i dialoghi riscritti
Molto spesso i dialoghi vengono riscritti, alcuni solo appiattiti, altri del tutto reinventati. Durante il processo a Jeanne, per esempio, questa accusa Maria Antonietta di “averla costretta a fare cose terribili” senza precisare di cosa si tratti.
Nei dialoghi originali invece dichiara di esserne stata l’amante e afferma che la regina intratterrebbe rapporti lesbici con molte dame di corte, tra le quali la Contessa di Polignac e la stessa Oscar, che si vestirebbe da uomo proprio per accondiscendere la sua regina.
Le celebri sigle
Le sigle televisive di Lady Oscar hanno di certo contribuito al successo del cartone.
La prima, composta e cantata dal gruppo di Riccardo Zara I Cavalieri del Re, è accompagnata da immagini piuttosto crude: Oscar vi appare nuda e trafitta da spine giganti, a simboleggiare il suo conflitto d’identità. Questo pezzo fu talmente ben accolto, da arrivare al settimo posto della hit parade.
Dal 1990 Mediaset realizza una nuova sigla, che inizialmente è interpretata da Enzo Draghi (firmatosi Gli amici di Oscar). Già dalla replica successiva del 1991 Draghi viene sostituito dalla D’Avena, che inizialmente aveva rifiutato di cantarla.
Entrambe le sigle sono state molto amate, tanto che nelle successive repliche del 2008 e del 2010 quella degli anni ’80 viene mantenuta come sigla di testa, l’altra come sigla di chiusura.