La Chiesa di Santa Maria presso San Satiro a Milano
C’è un gioiello a Milano poco lontano da piazza Duomo.
Avevo una vaga memoria dell’esistenza di questo bizzarro esempio di trompe l’oeil architettonico, ma ci è voluto l’aiuto di un amico che ha guidato i miei passi attraverso i suoi ricordi per riscoprirlo e visitarlo dal vero qualche settimana fa.
Lui è uno che si entusiasma nel farsi sorprendere almeno quanto ama sorprendere gli altri, per questo credo mi abbia condotto qui.
La Chiesa di Santa Maria presso San Satiro si trova lungo via Torino in uno slargo che si apre sul lato destro salendo, appena prima di piazza Duomo. L’edificio non si nota quasi passando, con quella facciata grigia un po’ anonima stretta tra i palazzi circostanti e una volta entrati ci si stupisce un po’ dell’ampiezza dello spazio occupato dalle tre navate e dalla pianta a croce di questa chiesa.
Ma questa ampiezza si scopre presto essere generata in parte da un inganno. Un perfetto inganno prospettico opera del Bramante.
Quando la Chiesa fu costruita, alla fine del ‘400, il progetto iniziale dovette scontrarsi con uno spazio disponibile più ridotto del previsto. Da lì l’idea di creare un abside “fasullo”, un coro che simula in uno spazio di soli 97 cm una lunghezza dieci volte superiore.
L’illusione è perfetta, solo avvicinandosi e osservando lateralmente lo spazio dietro all’altare ci si accorge dello stratagemma pittorico: le colonne e le decorazioni a cassettoni imitano la prospettiva che si avrebbe se davvero esistesse quello spazio dietro all’altare.
È una cosa geniale, oltre che sorprendente per la sua realizzazione.
È geniale soprattutto perché rappresenta una sfida, è la risposta ad un limite, a quello che in teoria poteva essere un problema insormontabile. E invece.
E invece Bramante ha saputo usare un vincolo, una limitazione per creare bellezza dal nulla, nel senso che nasce proprio dall’assenza di spazio, da quello che non c’è.
Ci sono tanti altri aspetti notevoli nel capolavoro rinascimentale rappresentato da questo edificio: c’è il sacello di San Satiro -che era il primo nucleo preesistente la costruzione della Chiesa poi dedicata alla Madonna- e la Sagrestia, per esempio, anch’essa opera del Bramante. Ci sono le opere scultoree, gli affreschi, i dipinti ma il vero capolavoro presente in questa superba realizzazione rinascimentale non è quello che c’è, ma quello che non c’è e fa finta di esserci.