Galleria {MDC} Massimo De Carlo
Dureranno fino al prossimo 13 luglio le esposizioni in corso nella storica sede della Galleria Massimo de Carlo di via Ventura a Lambrate. Sono tra l’atro tra le ultime ad avere luogo nell’ex fabbrica della Faema che dal 1987 ha visto passare artisti del calibro di Alighiero Boetti, Rudolf Stingel, Maurizio Cattelan e Yan Pei Ming. Dal prossimo autunno la sede principale della Galleria si trasferirà infatti a Milano in un palazzo degli anni ’30.
Le mostre correnti vedono protagonisti due artisti: Betrand Lavier e Karin Gulbran.
Bertrand Lavier presenta Hier, Oggi, una retrospettiva di opere selezionate che vanno dagli anni ’80 ad oggi. Nella prima sala l’accento è posto sull’esplorazione del colore. È soprattutto il rosso che cerca di definire se stesso, da un lato mirando all’astrazione dal suo lato materico, attraverso la sua riproduzione fotografica, dall’altro alla coincidenza assoluta con la materia stessa, nella scultura cubica che altro non è che una massa formata dalla pasta stessa che le dà il colore, probabilmente ancora molle al suo interno.
Una serie di opere degli anni ’80, ’90 e 2000 –Formica Red (1983), Timex (1987), Charles Eames Chair (2002) e SMEG (2002)- sfidano il concetto del Ready Made: gli oggetti trasformati attraverso il gesto pittorico ci interpellano sull’ibridazione a vari livelli: quello del mezzo attraverso cui l’artista si esprime e quello dei soggetti, che a volte cercano di innestarsi l’uno nell’altro, in altri casi, pur accostati, restano isolati e fluttuanti.
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Nella seconda sala sono esposti tre dei suoi dipinti a specchio. Tre cornici, rappresentanti in modo emblematico e ironico l’età antica, quella moderna e quella contemporanea, racchiudono degli specchi dipinti con una pittura spessa che lascia solo indovinare la sagoma del riflesso di chi osserva. Il fulcro della ricerca che è alla base di questi lavori è il tempo, stigmatizzato dalle epoche storiche cui fanno riferimento le diverse cornici e nel quale l’artista immerge il fruitore dell’opera rendendolo fluttuante, indefinito e sfuggente come l’istante che non si riesce a cogliere.
La seconda artista è Karin Gulbran, che qui presenta Weird Sisters, una serie di sculture e oggetti in ceramica che danno vita a un universo popolato da creature fantastiche. L’artista evoca con esse un mondo mitologico che è sintetizzato dal Budding Branch with White Flower, un vaso di piccole dimensioni su ogni lato del quale compare un ramo nelle diverse fasi della fioritura circondato da un paesaggio disabitato.
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