New York New York – Arte Italiana: La riscoperta dell’America
Fino al 17 settembre 2017 è ancora aperta a Milano la mostra NEW YORK NEW YORK. Arte Italiana: la riscoperta dell’America.
L’esposizione si sviluppa tra il Museo del Novecento, in piazza Duomo e le Gallerie d’Italia, in piazza della Scala e comprende circa 150 opere.
Si parte idealmente dalle sale del Museo del Novecento, dove viene rappresentata la “scoperta dell’America” da parte dell’arte contemporanea italiana.
Si tratta in realtà di una scoperta speculare e reciproca, perché se da un lato gli autori italiani scoprono a partire dai primi decenni del Novecento New York e la sua modernità, dall’altra il mondo dell’arte americano fa la conoscenza e comincia a promuovere nei musei e nelle gallerie numerosi artisti italiani.
Il ruolo degli Stati Uniti nel sostenere e indirizzare gli sviluppi dell’arte contemporanea nel corso del Novecento si è fatto sempre più importante e questo ha giovato ai tanti autori italiani che si erano recati negli Stati Uniti portando la loro arte a confrontarsi con la cultura americana.
Afro, Paolo Baratella, Corrado Cagli, Pietro Consagra, Giorgio De Chirico, Fortunato Depero, Tano Festa, Lucio Fontana, Emilio Isgrò, Sergio Lombardo, Titina Maselli, Costantino Nivola, Gastone Novelli, Vinicio Paladini, Arnaldo Pomodoro, Mimmo Rotella, Alberto Savinio, Toti Scialoja, Tancredi, Giulio Turcato sono qui presenti con opere che rappresentano l’immaginario americano.
Nell’ottobre del 1928 Fortunato Depero lascia l’Italia per New York dove presenta una prima esposizione alla Guarino Gallery e apre una “Casa d’arte futurista”. Negli Stati Uniti, dove resterà fino all’autunno 1930 la sua produzione spazierà dagli interventi decorativi ai progetti nell’ambito delle scenografie teatrali. I due pannelli esposti facevano parte di un progetto teatrale sul tema della metropoli moderna, che assume però l’immagine di una “nuova Babele”.
Giorgio De Chirico si reca negli Stati Uniti nel 1936 spinto dal desiderio di mostrare la sua opera più recente rispetto alla sua stagione metafisica degli anni Dieci. I suoi quadri metafisici vengono letti come anticipazione di aspetti del Surrealismo, sia nella personale realizzata nel 1935 sia nella mostra che ha luogo al Museum of Modern Art nel 1936 Fantastic Art, Dada and Surrealism.
Il benessere economico degli anni Sessanta trova nella società americana la forza di generare nuove mitologie, legate principalmente al cinema, alla letteratura e alla politica. L’America continua ad essere promessa di libertà nelle parole di martin Luther King e di J.F. Kennedy. Questa nuuova aspirazione libertaria affascina gli artisti italiani che sempre più compiono viaggi negli Stati Uniti e partecipano alla vita culturale di quel paese.
Una sezione a sé è dedicata al fotografo Ugo Mulas e al suo memorabile progetto “New York: arte e persone“, realizzato tra il 1964 e il 1967 negli studi degli artisti newyorkesi Barnett Newman, Jasper Johns, Robert Rauschenberg, Andy Warhol e Tom Wesselmann.
Il libro, il cui titolo originale è New York: The New Art Scene, raccoglie oltre 500 fotografie in cui l’autore percorre la città, gli studi degli artisti, le gallerie, le case dei collezionisti, i nuovi spazi di condivisione creativa.
Se al Museo del Novecento sono gli autori italiani a scoprire l’America, alle Gallerie d’Italia è invece l’America a fare la scoperta dell’arte italiana.
Il percorso della mostra è volto infatti a sottolineare l’attenzione per gli autori italiani nel mondo americano del secondo dopoguerra.
La partenza è identificata nella mostra XX Century Italian Art, con la quale il Museum of Modern Art di New York nel 1949 offriva una lettura dell’arte italiana della prima metà del secolo. Troviamo qui quindi presentati alcuni capolavori di Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Carlo Carrà e Giorgio Morandi per poi proseguire con opere di autori degli anni Cinquanta e Sessanta.
Quella che viene messa in luce è una situazione considerata alternativa al ruolo svolto da Parigi nella prima metà del secolo: viene rilevato il carattere originale condotto da una parte a partire dal futurismo e dall’altra con De Chirico e la Metafisica a reinterpretare la tradizione.
Tra gli autori che vengono messi particolarmente in evidenza vi è Giorgio Morandi. La mostra si spinge a documentare le presenze che caratterizzano l’immediato dopoguerra come quelle degli artisti riuniti nel Fronte Nuovo delle Arti tra cui Renato Guttuso, Armando Pizzinato, Alberto Viani.
Anche la scultura attraverso l’attenzione per Marino Marini, Giacomo Manzù, Arturo Martini, ha un ruolo importante all’interno di un progetto destinato ad avvicinare il mondo delle gallerie e del collezionismo all’arte italiana.
A seguito della mostra XX Century Italian Art importanti galleristi americani incominciano a rivolgere la loro attenzione agli artisti italiani: Marino Marini, Afro, Alberto Burri sono tra i primi a risvegliare grande interesse. Anche altri autori come Giuseppe Capogrossi, Mirko e Luciano Minguzzi figurano in posizione di preminenza in grandi mostre museali tese a presentare in America la nuova scena artistica europea, come Younger European Painters al Solomon Guggenheim Museum nel 1953 e The New Decade al MoMA nel 1955. Emilio Vedova consegue a New York il prestigioso Guggenheim International Award 1956, con l’opera presentata in questa sezione insieme a una scelta esemplificativa di opere di arte italiana esposte negli Stati Uniti negli anni Cinquanta.
Un’altra mostra che fa nascere attenzione verso altri artisti italiani è The New Realists alla Sidney Janis Gallery di New York nel 1962, che presenta esponenti del “Nouveau Réalisme” francese ed europeo, accanto ad autori americani del New Dada e della nascente Pop Art. In quell’occasione Enrico Baj , Gianfranco Baruchello, Tano Festa, Mimmo Rotella e Mario Schifano rappresentano i nuovi caratteri di un’arte di immagine che si fonda sulla critica ai modelli e ai mezzi della produzione e del consumo.
Una sezione è dedicata all’interpretazione dell’idea di spazio caratteristica dell’arte italiana dei primi anni Sessanta, in relazione alla cultura americana: lo Spazialismo di Lucio Fontana nella sua evoluzione specifica in dialogo con l’immagine di New York, la superficie estroflessa di Enrico Castellani come alternativa alle tele sagomate statunitensi, e poi le sculture di Francesco Somaini e la forma di Arnaldo Pomodoro.