Conferenza all’Astrorama: “L’aventure spatiale des comètes de Giotto à Rosetta”
All’Astrorama ci siamo stati un anno fa per una “soirée ciel ouvert” comprendente -oltre alle animazioni divulgative iniziali, alle news astronomiche e a una seduta al planetario- soprattutto l’osservazione del cielo.
L’astronomo Jean-Louis Heudier, presidente dell’Associazione Parsec che gestisce l’Astrorama l’abbiamo conosciuto poco dopo durante un’interessante conferenza su come, nella storia dell’astronomia, l’uomo abbia scoperto che le stelle, che da millenni osservava in cielo, altro non erano che altrettanti soli e trovato di conseguenza il suo posto nell’universo. In un angolino, in effetti.
Sabato scorso è stato ancora lui a presentare all’Astrorama la conferenza L’aventure spatiale des comètes de Giotto à Rosetta, che definire interessante è davvero riduttivo, tanti sono stati i temi affrontati, le nozioni e soprattutto l’entusiasmo trasmessoci in quest’occasione.
Ancora una volta sono le ultime notizie astronomiche ad esserci presentate all’inizio.
Tra queste ovviamente spicca la grande scoperta di questi giorni, ovvero l’esistenza a circa 40 anni luce da noi di un sistema solare che vede ruotare attorno ad una piccola nana rossa ben sette pianeti dalle caratteristiche simili a quelle della terra. Su di essi, vista la vicinanza all’astro attorno cui ruotano, potrebbero esserci condizioni favorevoli alla vita.
In seguito, dopo aver preso in considerazione la quantità di oggetti che ruotano attorno al sole, le protagoniste sono diventate loro, le comete.
Il filo conduttore sono le missioni spaziali che negli ultimi 30 anni l’uomo ha inviato per studiare la composizione delle comete.
Heudier non perde occasione per sottolineare tutto ciò che dobbiamo alle generazioni che ci hanno preceduto e ci ha dapprima proposto un lungo excursus storico partendo dall’osservazione delle comete da parte degli antichi.
Come si è passati dal considerarle semplicemente dei presagi funesti a studiarle in quanto astri, seppur anomali, del nostro firmamento?
Non è stato un processo semplice comprendere che si trattava di corpi celesti che si ripresentavano ciclicamente, visto il lungo periodo dei medesimi.
Fu Halley a scommettere sul ritorno della cometa che prese il suo nome, di cui predisse il ritorno nel 1759. Sbagliò di poco.
Ed è proprio l’osservazione della cometa di Halley che poterono fare i fiorentini nel 1301 ad essere immortalata nientemeno che da Giotto che tre anni dopo la ritrae nell’Adorazione dei Magi della Cappella degli Scrovegni, dando origine a tutta un’iconografia che è passata ormai nell’immaginario comune della nostra civiltà: la stella cometa come simbolo del Natale.
La cosa fu degnamente celebrata dando il nome di Giotto alla prima sonda inviata nel 1986 per studiare da vicino proprio la cometa di Halley. Essa passò a 596 km dal suo nucleo il 13 marzo 1986.
Le immagini hanno mostrato che solo una parte della superficie era attiva, con tre violenti getti nel lato illuminato dal Sole. Le analisi hanno determinato che la cometa si è formata 4,5 miliardi di anni fa, con l’accumularsi di ghiaccio su polvere interstellare e che, dalla sua formazione, il nucleo è rimasto sostanzialmente immutato.
Il materiale espulso è per lo più acqua, il 10% è ossido di carbonio più una piccola percentuale di metano.
Altre sonde sono state inviate poi sulle comete in diverse missioni, come quelle della Nasa Stardust e Deep Impact.
La prima, lanciata nel 1999, si proponeva di raccogliere polvere e frammenti della cometa Wild 2. Ci vollero parecchi anni e parecchi passaggi vicino alla terra per acquistare sufficiente velocità perché la sonda potesse incontrare nel 2004 la cometa, di cui scattò numerose foto e prelevò 10 frammenti. Nel 2011 incontrò anche la cometa Tempel 1.
Questa era l’obiettivo anche della sonda Deep Impact, che fu lanciata nel 2005 con lo scopo di impattarla. La missione Deep Impact è la prima ad esaminare l’interno di una cometa.
La sonda Rosetta fu lanciata nel 2004. Il suo obiettivo, dopo un cambio dovuto alla posticipazione del lancio, lo studio della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko.
La missione era formata da due elementi: la sonda vera e propria Rosetta e il lander Philae, atterrato il 12 novembre 2014 sulla sua superficie, che risultò essere ricoperta di composti organici.
Questa è la tabella di marcia della missione, come pianificata prima del lancio:
- Primo sorvolo della Terra (marzo 2005)
- Sorvolo di Marte (febbraio 2007)
- Secondo sorvolo della Terra (novembre 2007)
- Sorvolo dell’asteroide 2867 Šteins (5 settembre 2008)
- Terzo sorvolo della Terra (novembre 2009)
- Sorvolo dell’asteroide 21 Lutetia (10 luglio 2010)
- Ibernazione nello spazio profondo (luglio 2011 – gennaio 2014)
- Avvicinamento alla cometa (gennaio-maggio 2014)
- Mappatura della cometa / caratterizzazione (agosto 2014)
- Atterraggio sulla cometa (12 novembre 2014)
- Inseguimento della cometa intorno al Sole (novembre 2014 – dicembre 2015)
- schianto sulla cometa (30 settembre 2016)
La cometa, dalla bizzarra forma a papera è formata da due parti saldate assieme, presumibilmente unitesi a bassissima velocità e la sua densità è minima, essendo formata per lo più di acqua ghiacciata. Ciò non vuol dire che se dovesse precipitare su Nizza la cosa non sarebbe gravida di conseguenze… qui sotto le dimensioni relative con la città e la Baie des Anges:
L’importanza dello studio delle comete sta nel luogo in cui si formano. Anzi nei luoghi, visto che si ritiene che quelle a corto periodo nascano nella cintura di Kuiper e quelle a lungo periodo nella nube di Oort, due regioni periferiche del sistema solare.
Queste due zone corrisponderebbero ai residui rimasti dalla condensazione della nebulosa da cui si formò il sistema solare stesso. Ciò che proviene da lì contiene quindi la materia incontaminata da cui esso si è formato e ci può dare informazioni preziosissime su come è nato e su come vi si è sviluppata la vita.
Contrariamente a quanto si possa pensare, i nuclei cometari sono tra gli oggetti più scuri conosciuti. La sonda Giotto scoprì che il nucleo della Cometa di Halley riflette circa il 4% della luce con cui viene illuminato, anche se i cristalli di acqua e gas vaporizzati riflettono la luce nel modo spettacolare che sappiamo.
Spesso polveri e gas formano due code distinte, che puntano in direzioni leggermente differenti, a causa della diversa gravità cui sono sottoposti i componenti di peso diverso.
La serata avrebbe dovuto concludersi con l’osservazione del cielo, che però era troppo nuvoloso, anche se ha permesso di scrutare un po’ la Luna e Marte.
Terminiamo quindi con una seduta al planetario dove il cielo simulato ci offre comunque una visione sempre spettacolare e ci racconta un sacco di storie. Le stesse che vi leggevano gli antichi molto prima di noi.
Scienza, storia, letteratura, arte, mitologia, una serata all’Astrorama è molto più di un’incontro su temi astronomici. Qui si sperimentano la grandezza dell’uomo e quella dell’universo e si ammirano la potenzialità dell’uomo nell’universo, la sua eredità e il suo futuro.