Il Planetario “Ulrico Hoepli” di Milano
Al planetario di Milano, che è il più grande d’Italia, ci ero già stata 20 anni fa (!) in visita scolastica con la mia professoressa di Scienze (pace all’anima sua) tanto temuta dall’intera classe, quanto rigorosa e ineccepibile nel metodo che applicava alla vita come nelle sue lezioni (ciao Antonietta, ovunque tu sia lassù, ormai ho poco meno della tua età di allora e posso darti del tu). Ma divago.
Non ricordo molto di quella prima visita, ma una cosa è rimasta impressa in modo indelebile nella mia mente di giovane appassionata di astronomia: il momento in cui sulla cupola che funge da schermo per il complesso proiettore di astri si simula il passaggio dal giorno alla notte con il sole che tramonta, la luna che sorge e, finalmente, la notte che si accende.
Ecco, quell’istante in cui il cielo si fa nero e appaiono prima i due pianeti più luminosi e poi migliaia di stelle (in realtà molte di più di quelle che si possono vedere ad occhio nudo nella maggior parte delle situazioni di osservazione) è davvero commovente: le mura dell’edificio d’un tratto spariscono e anche il tempo sembra di colpo tornare a una qualche situazione primordiale, quando l’uomo per cercare il suo posto sulla terra interrogava il cielo.
Inutile dire che mi sono commossa esattamente come 20 anni fa.
Le attività del Planetario di Milano sono date dal 2016 in concessione all’Associazione L’Officina, che si occupa di organizzare tutti gli eventi per il pubblico e per le scuole. Il programma è molto ricco e cambia ogni mese.
Le conferenze domenicali e gran parte di quelle del sabato sono più divulgative, sostanzialmente dedicate all’osservazione e alla conoscenza della volta stellata. Il martedì e il giovedì sera invece sono previsti incontri con astronomi ed esperti, spesso di fama internazionale, per approfondimenti sulle nuove scoperte dell’Astronomia.
Qui di seguito gli incontri di febbraio, ma il programma è di volta in volta aggiornato e facilmente scaricabile dal sito.
Noi abbiamo partecipato alla conferenza I colori del cielo: aurore, nebulose e stelle colorate.
Appena scesa la notte nel cielo invernale il sipario si è aperto su Orione, e come non notare quella stella in alto a sinistra così fortemente colorata di rosso? Se Betelgeuse è rossa, Rigel è blu e non per tutti è così immediato capire perché la temperatura colore è tanto più calda quanto più una stella è fredda. Ma l’ottimo relatore ci illumina.
Orione però è lì anche per raccontare le storie di caccia che hanno come protagonista lui e i suoi cani. Ma quanto corrono le costellazioni nel cielo a sud? In questa notte accelerata fermiamo qualche minuto la volta del cielo per imparare a riconoscere le più famose e visibili di questo periodo.
Il Toro, Castore e Polluce, Orione, appunto, con i Cani Maggiore e Minore sono lì anche questa sera, a raccontare le loro storie da tempo immemore e per tanti secoli ancora quanti saranno quelli in cui la permanenza della memoria dell’umanità li vorrà perpetuare.
Mi è piaciuta molto l’immagine utilizzata dal relatore, Gianluca Ranzini, quando ha sottolineato che nel cielo è a sud che accadono le cose visto che a nord esso ruota sempre più lentamente fino a fissarsi immobile nei pressi della stella polare. Mi sono figurata il cielo come un grande schermo, una specie di panavision su cui gli antichi passavano il tempo guardando scorrere le peripezie dei loro eroi, quelli della mitologia classica.
Rivolti a sud (come è giusto che sia).
La conferenza è molto divulgativa e tocca, spiegandoli in modo accessible, un sacco di argomenti e temi astronomici. In questo il relatore è coadiuvato anche da un sistema multimediale allestito all’uopo.
Lo schermo emisferico è infatti utilizzato anche per proiettare immagini, filmati ed effetti speciali attraverso tre videoproiettori e due laser.
Nel nostro caso, trattandosi dei colori degli oggetti celesti, oltre alle supergiganti rosse e agli ammassi di stelle blu, abbiamo ammirato anche le nebulose in cui nascono le stelle: lì sono i gas che le costituiscono a dar loro i diversi colori, purtroppo non visibili dalla terra.
Sempre nel cielo ma molto più vicine sia come luogo di origine che di manifestazione sono le aurore polari, quelle sì perfettamente visibili, ma solo ai pochi fortunati che si trovano nei pressi del circolo polare quando il vento solare carico di elettricità colpisce la ionosfera. Per lo più verdi, possono assumere però anche svariati colori, dal rosso al violetto, più raramente blu.
L’interessante conferenza ci tiene per circa un’ora con il naso all’insù, ma veniamo a parlare del “planetario”, che è altrettanto interessante in sé da valere da solo la visita al luogo.
Con questo termine si intende propriamente lo strumento atto a proiettare su uno schermo a cupola gli astri e i fenomeni astronomici come potrebbero apparire da qualunque punto della terra e in qualunque istante, presente passato o futuro.
E’ un apparecchio molto complesso, che si presenta come un traliccio cilindrico con due sfere alle estremità. Delle lastre circolari di vetro completamente annerite tranne che nei punti corrispondenti alle stelle generano le immagini delle stesse in ogni settore del cielo.
Lo strumento può ruotare attorno a tre assi per simulare il moto diurno, la precessione degli equinozi e il movimento in latitudine.
Nella parte centrale del traliccio ci sono i proiettori fissi degli oggetti diffusi (Via Lattea e nubi di Magellano) e quelli mobili del sistema solare visibili a occhio nudo, la cui immagine è ingrandita per ragioni didattiche.
Ma “planetario” è anche il termine che per metonimia indica di solito l’edificio che ospita il complicato strumento di cui sopra.
Quello di Milano, donato alla città dal celebre editore di pubblicazioni scientifiche Ulrico Hoepli, è un edificio ottagonale in stile neoclassico e si trova nei giardini “Indro Montanelli” vicino a Porta Venezia.
La superficie della cupola, costituita da pannelli di alluminio forato è di 600 m2 e la sala può contenere 320 ospiti. Le sedie risalgono agli anni ’30, come il profilo della città riprodotto sul bordo della cupola, che infatti è ancora privo del grattacielo Pirelli e della Torre Velasca, mentre vi si vedono riprodotte numerose ciminiere, oggi scomparse dallo skyline milanese.
Sul profilo della cupola sono indicati anche i punti cardinali ed è guardando questi ultimi che, appena entrata, ho avuto un moto di stupore. “Ma come?” ho detto a Marco “l’est non può essere da quella parte!” e poi ho aggiunto “vabbè Milano la conosco poco ma mi deprime un po’ perdere così spesso il mio proverbiale senso dell’orientamento”. Armato di iPhone con bussola lui mi ha subito risposto “no, no guarda un po’… hai ragione tu!”
Ed ecco svelato l’arcano:
Per farla breve i punti cardinali all’interno della cupola sono modificati perché il relatore sia idealmente rivolto a sud, come gli antichi, per poter guardare e spiegare “le cose che vi succedono”. Trovandosi la postazione di comando ad est, per comodità questo è stato obbligato a diventare un “finto nord” , trascinando con sé tutto il resto della bussola.
Che quindi non ero stata io a perdere.
La qual cosa, oltre ad avermi rassicurata sulla mia capacità di darmi un posto nel mondo, mi ha ancora una volta confermato una grande verità: le cose interessanti succedono quando si guarda a sud, è lì che le cose si muovono è lì che ci sono più stelle, più cielo e… più acqua (ok, quella è un problema mio, ma vabbè, concedetemelo).