Moon
Moon è un film di fantascienza britannico scritto e realizzato da Duncan Jones (figlio di David Bowie) e presentato al Sundance Festival nel gennaio del 2009.
Realizzato in 33 giorni con un budget assai ridotto offre uno scenario di un possibile futuro dello sfruttamento delle risorse spaziali ed umane e al tempo stesso dell’incontro di un uomo con se stesso, le sue memorie e il suo destino.
Lo spettatore si trova dall’inizio a vivere l’atmosfera un po’ claustrofobica della vita nella base lunare, ma soprattutto è chiamato assieme al protagonista a ricostruire poco a poco i pezzi della vicenda come se si trattasse di un puzzle del quale solo alla fine (e forse nemmeno allora) risulta chiaro il disegno.
Il film comincia con lo spot pubblicitario delle Lunar Industries: durante il 21° secolo la terra ha conosciuto una grave crisi energetica da cui è uscita cominciando a sfruttare l’elio-3, un isotopo non radioattivo dell’elio presente sulla luna, che viene usato nelle reazioni di fusione nucleare.
La stazione lunare Sarang (parola che in coreano significa amore, in sanscrito pavone e in malay nido), attraverso la quale si controlla il lavoro delle 4 mietitrici che estraggono l’elio-3 dalla polvere lunare e la restituiscono in forma concentrata per essere inviata sulla terra quale prezioso combustibile, è presidiata da un solo astronauta, Sam Bell (Sam Rockwell), impiegato con contratto triennale alla fine del quale dovrebbe ritornare dalla sua famiglia sulla Terra. L’unico suo compagno è il computer parlante GERTY, che nella versione originale ha la voce di Kevin Spacey.
Sam è isolato sul lato oscuro della luna, poiché le radiazioni solari hanno messo fuori uso le comunicazioni con la terra e attende la fine delle ultime due settimane di missione per tornare finalmente dalla moglie e dalla figlia dalle quali riceve solo messaggi registrati. Ma succede un incidente che cambierà il suo destino.
L’isolamento sembra fare brutti scherzi alla sua lucidità, Sam comincia ad avere delle allucinazioni, una delle quali causa uno scontro del suo rover con una mietitrice. Si sveglia all’infermeria ma capisce che qualcosa non va quando gli viene impedito di uscire dalla base per riparare la mietitrice che non funziona più.
Con uno stratagemma riesce a raggiungere il macchinario estrattore e quello che vi trova è un altro se stesso ferito che riporta alla base per essere curato. Assieme comprendono di essere cloni generati a partire dal vero Sam Bell in cui sono stati impiantati i suoi ricordi.
Da questo momento i due Sam si impegnano a cercare di smascherare l’operato della Lunar Industries che avrebbe quindi a questo punto isolato volontariamente la base dalla terra.
Lo stato di salute di Sam-1 degenera sempre più. I suoi sintomi sono assimilabili ad avvelenamento da radiazioni, non si sa se indotte o accidentali, in ogni caso coincidono stranamente con la fine del periodo triennale cui ogni clone sembra essere dedicato e dopo il quale viene incenerito.
Scoperto il deposito di cloni e il modo in cui le trasmissioni sono state interrotte (Sam riesce anche a contattare la figlia che ora ha 15 anni dalla quale apprende che la moglie è morta) ai due non resta che trovare il modo di sfuggire a quella che dalla Lunar Industries è chiamata “missione di soccorso”, inviata sulla luna formalmente per riparare il guasto alla mietitrice, in realtà per eliminare il corpo del clone coinvolto nell’incidente, in modo che un solo Sam alla volta sia presente sul suolo lunare.
Per salvarsi i due progettano allora di risvegliare un terzo clone da riportare nel rover perché la missione di soccorso trovi il suo cadavere mentre uno dei due Sam tornerà sulla terra attraverso la navicella normalmente utilizzata per spedire il combustibile. Sam-1, visto il deteriorarsi progressivo del suo stato, decide di sacrificarsi al posto del nuovo clone risvegliato, mentre Sam-2 riesce a partire per la terra proprio mentre i soccorsi entrano nella base.
Il viaggio di ritorno di Sam è accompagnato dai commenti dei media in cui si passa dalla messa in accusa della Lunar Industries per crimini contro l’umanità al sospetto che si tratti di “un folle o di un immigrato clandestino”.
Alcune scene del film fanno pensare a 2001 Odissea nello spazio: la Luna, il computer GERTY così simile a HAL 9000 , le morti programmate, le ambientazioni retrò della stazione con i corridoi ottagonali, la forma stessa del sarcofago in cui cloni giacciono prima di essere inceneriti, la musica classica utilizzata in molte scene, persino il font sugli schermi e sui pannelli luminosi fanno del film una sorta di tributo al capolavoro di Kubrick.
Magistrale l’interpretazione di Rockwell, cui l’unico altro personaggio a fare da contraltare è un computer. GERTY è programmato perché alla base tutto funzioni e perché la missione abbia sempre successo, ma soprattutto per prendersi cura di Sam.
In più occasioni contravviene a quelle che sembrerebbero essere direttive non discutibili: quando consente a Sam-2 di uscire per controllare cosa è successo alla mietitrice Matthew, quando digita per Sam-1 la password che gli permette di vedere i messaggi dei Sam che lo hanno preceduto, quando accetta di risvegliare un terzo clone che salverebbe la vita ai due Sam e infine quando suggerisce al Sam sopravvissuto di cancellargli la memoria e farlo ripartire, in modo che nessuno scopra quello che è successo sulla base.
Nel futuro qui disegnato la macchina si rivela alla fine più umana dell’uomo, che è arrivato a servirsi di altri uomini come di macchine.