Les Issambres – Roquebrune-sur-Argens
Se il toponimo Les Issambres è di origine incerta (l’etimo più probabile pare essere dal provenzale lei Sambro che significa “cavità nella roccia”, anche se samaro, “estate” in gallo antico e il legame con il popolo dei Cimbri sono ugualmente contemplati), appare invece certa sopra ogni dubbio la bellezza del luogo.
Otto chilometri di coste che si aprono in criques, calanques e spiagge sabbiose sul Golfo di St-Tropez, tra St-Aygulf e Sainte-Maxime. Otto chilometri in cui la natura regna sovrana con una vegetazione lussureggiante di pini marittimi, palme e querce che profumano l’aria arrivando fino al mare.
E’ da qui che siamo partiti, dal mare, domenica scorsa quando abbiamo deciso di esplorare la zona.
Chissà perché non l’avevamo ancora fatto. Forse perché St-Tropez è St-Tropez e quando ci vai tiri dritto dall’autostrada che corre all’interno (eppure quel pannello raffigurante il Rocher di Roquebrune mi incuriosiva ogni volta, ma ci torno a breve) e quando pensi invece al Var più prossimo ti fermi mentalmente a Fréjus.
Insomma, che sia colpa degli assi autostradali e delle loro uscite o delle traiettorie mentali e delle loro precedenze, fatto sta che questa parte della costa non l’avevamo ancora visitata.
Sapevo che doveva esserci un sentier des douaniers anche da quelle parti, ma nessuna indicazione ci ha aiutato a trovarlo. Così in un primo momento abbiamo esplorato le spiagge che si estendono ad ovest verso il porto. Qui abbiamo consumato il nostro spuntino e schiacciato anche un pisolo al sole, incredibilmente caldo per la stagione.
La tappa successiva ci ha portato alla meta. Il Vivier Gallo-Romano de la Gaillarde è una delle importanti vestigia dell’occupazione romana in Provenza. E’ un’ansa naturale lunga 20 metri e larga da 5 a 12 tra la costa e cinque scogli, in cui dei muretti separano tre bacini di larghezza e profondità diversa, che permettevano la pesca attraverso un sistema di valvole e di trappole per i pesci.
E’ qui che abbiamo trovato quasi per caso il sentier littoral che cercavamo.
Oddio, abbiamo continuato a cercarlo un po’ per tutto il percorso, essendo il suo tracciato spesso indistinguibile in mezzo alle rocce che costeggiano il mare: qualche raccordo in cemento nei punti più critici e delle scalette in quelli più ripidi ci rassicuravano di tanto in tanto, convincendoci che stavamo percorrendo la strada giusta.
C’è da dire che in questo modo l’immersione nella natura è senz’altro più completa, nel caso in cui non bastassero per viverla appieno il silenzio totale e il profumo inebriante del mare e della vegetazione circostante.
Finalmente soddisfatti della nostra passeggiata lungo il mare siamo tornati al villaggio di San Peire, vicino al porto, ai piedi del Col du Bougnon da dove siamo saliti a Roquebrune-sur-Argens, la municipalità di cui fa parte questa località costiera.
Si tratta di un villaggio medievale, di cui restano ancora numerose costruzioni risalenti all’XI e al XIII secolo.
La cittadella fortificata che diede origine al centro fu proprietà dei Templari, come numerose cappelle, mentre la chiesa di St-Pierre et St-Paul è stata ricostruita nel XVI secolo su resti di quella del XII secolo.
Sul villaggio domina il Rocher di Roquebrune. Classificato luogo di interesse nazionale, questa altura di 373 metri formata di grès rosso e ricoperta di macchia mediterranea è caratterizzata da una particolare erosione che vi ha scavato grotte e modellato colonne in forma di funghi, che saranno sicuramente meta di una nostra prossima gita.
(ecco, ci torno a breve, come dicevo più sopra)