Chinatown e Little Italy
Questi due quartieri sono adiacenti ma l’atmosfera non potrebbe essere più differente, e non solo perché diverse sono le etnie che hanno dato loro origine.
Chinatown è un vero susseguirsi di esperienze esotiche: negozi, cibi, oggetti parlano solo cinese, la lingua inglese è assente persino dalle placchette che indicano i prezzi delle varie merci messe in vendita nelle vetrine e sulle bancarelle.
La frutta, i cibi, le mercanzie hanno forme per lo più ignote a noi occidentali e il primo mio pensiero è andato alle vie di commercio preferenziali che devono prendere questi prodotti per arrivare fino qui.
Certamente questo è possibile solo a causa della grandezza raggiunta dalla comunità cinese in questo angolo di New York: 150.000 i residenti cinesi (la più grande comunità cinese al di fuori dell’Asia) arrivati qui più o meno legalmente dal lontano est.
E quanto questo angolo di Cina debba essere celebre anche nel paese d’origine mi è stato evidente nel vedere impeccabili turiste cinesi fotografarsi reciprocamente tutte sorridenti davanti all’ingresso della subway che recava la scritta Canal Street.
Sono numerosi nel quartiere i templi buddhisti. Il Mahayana Buddhist Temple conserva al suo interno un Buddha dorato alto quasi 5 metri seduto su un fiore di loto e circondato da arance, mele e fiori offerti dai fedeli.
La nostra passeggiata è cominciata a Chatham Square, dove erano in corso dei festeggiamenti. Non siamo riusciti a capire di cosa si trattasse, ma sembrava una cosa piuttosto importante con tanto di discorsi dal pulpito, balli e rappresentazioni di dragoni.
Si ha davvero l’impressione che questo quartiere sia un enclave cinese: tutto parla la lingua ed ha i lineamenti di questo popolo, persino i poliziotti d’istanza sono tutti cinesi.
Diverso il discorso per quel che rigiuarda Little Italy: guarda caso pure qui erano in corso dei festeggiamenti, quelli relativi alla festa di San Gennaro, che occupano la seconda metà del mese di settembre, ma l’impressione era completamente differente: eccettuati i nomi dei ristoranti e le decorazioni pittoresche qui non c’è proprio più niente che parla italiano, nemmeno il bizzarro cantante che si passava per emulo di Franck Sinatra e che proponeva foto ricordo ad un pubblico decisamente esotico!
La comunità italiana forse rende ancora omaggio al luogo che è stato la casa dei genitori e dei nonni, ma ormai è di fatto integrata, fa parte di quella che qualcuno ha definito “macedonia” newyorkese: un bel misto di pezzettoni che mantengono il loro sapore ma che hanno preso anche parte di quello della frutta che hanno accanto.
Un commento
marco barsotti
Interessantissima la scelta di mettere poliziotti cinesi in quella zona. Chissa’ se Milano facesse altrettanto nelle “loro” (?) zone, dove ci son stati parecchi problemi…forse le cose andrebbero meglio.