Central Park

Quello che mi è rimasto del soggiorno a New York assomiglia molto a un mosaico.
Sensazioni, luci, colori, suoni. Forse l’unico modo di vivere un po’ questo universo è di lasciarsene permeare. E se ti lasci scorrere la città attraverso poi ti accorgi che alcuni istanti ti sono rimasti lì, incastonati da qualche parte che non sai.

Per esempio quelli trascorsi a Central Park, quando, dopo un giorno di poderose scarpinate, ci siamo regalati una prima pausa addormentandoci letteralmente sul prato al sole, e una seconda al bar del Boathouse restaurant, ai bordi del laghetto dove si noleggiano, appunto, le barche a remi.

E’ soprattutto la luce a sorprendere di questa città, ma questo merita un dicorso a parte.
Anche quel pomeriggio l’aria era limpidissima e una luce calda si rifletteva tra i rami degli alberi e nell’acqua sollevata dai remi.
Chiacchiericcio sommesso, sciaquìo e risate provenienti dal lago, “tchardonnay” della California e di colpo sembrava di essere sul set di un film romantico.

Lungo i viali del parco l’umanità più varia approfitta come meglio crede di questo immenso (ben 3,4 kmq) bosco cittadino.

La grandiosità qui è a misura d’uomo.