Sea & beaches,  Travel

Coney Island

Da dove cominciare a raccontare New York? Sembra quasi impossibile poter trovare un punto di partenza o anche un filo conduttore per tracciare un percorso nel suo labirinto.
E chissà perché mi viene naturale di partire dal punto geograficamente e idealmente più lontano da Manhattan che abbiamo visitato di questa città.
Ma in fondo è spesso vero che si raggiunge meglio il bersaglio quando vi si punta partendo da lontano; e poi, per quanto possa sembrare strano, nell’atmosfera serena e sognante del boardwalk trovo fosse concentrato parecchio dello spirito che pervade l’intera metropoli. E che si riassume nella parola libertà.

Come tutti gli incontri magici anche questo è stato casuale, visto che siamo arrivati alla meta sbagliando la linea della metro.
O meglio: io quel sabato a Coney Island ci volevo proprio andare, ma la distanza (quasi un’ora di treno) mi aveva lasciato un po’ dubbiosa sul da farsi, visto che per la prima parte della giornata avevamo previsto di visitare altri luoghi, e alla fine mi ero quasi risoluta per la più vicina gita sul traghetto di Staten Island.
E non solo il tempo cronologico sembrava problematico, ma anche quello meteorologico, che era dato per incerto; così ci siamo infilati nella subway convinti di prendere il treno per south Manhattan.  
Invece era la linea Q diretta a est, verso Brooklyn e ben oltre: capolinea Coney Island.
Ok, il destino ha deciso per noi, lasciamoci trasportare.
E il tempo ovviamente è stato splendido, col sole caldissimo e il vento profumato proveniente dall’Oceano, l’acqua tiepida a bagnare le caviglie e la spensieratezza dei ragazzi sulla spiaggia e a spasso per il boardwalk.

La nostra passeggiata inizia a Brighton Beach, bizzarra località con un’altissima concentrazione di immigrati russi. Più che a New York sembrava di essere ad Hong Kong con quella ferrovia sopraelevata a coprire l’asse stradale principale e il disordine colorato dei negozi che sorgono ai lati della strada.

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Qui inizia appunto il boardwalk, la passerella in legno che costeggia l’Oceano fino al luna park di Coney Island.
La spiaggia è grandiosa come la distesa d’acqua che abbiamo di fronte, amplissima e lunghissima, piena di gente che si gode il sole del sabato pomeriggio. 

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L’atmosfera è quasi fatata: in un paio di postazioni sono presenti dei dj che suonano la loro musica con i passanti che ballano incuranti del mondo, stuoli di gabbiani restano sospesi immobili a mezz’aria in cerca di un boccone di cibo, un sottofondo di brusio di gente serena si mescola al suono cupo delle onde e il sapore delle bibite, delle birre e dei margaritas rallegra lo spirito. 

Infine, dopo un chilometro e mezzo, il luna park di Coney Island.

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Questo parco di divertimenti ospita ben tre attrazioni registrate come luoghi storici e protetti della città di New York: la ruota panoramica Wonder Wheel, costruita nel 1918 e aperta nel 1920, il rollercoaster Cyclone, costruito nel 1927 e uno dei più antichi ancora in funzione negli Stati Uniti, e il Parachute Jump, che, pur essendo stato recentemente restaurato e divenuto un simbolo di Coney Island, è inattivo dal 1968.

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Lo stile retrò delle attrazioni e dei locali che sorgono attorno ricopre tutto di una patina antica, di colpo ci si sente trasportati fuori dal tempo ed è difficile decidersi di tornare al presente.
Anche  se è quello di New York. 

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