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Passaggio a Fréjus

Fréjus deve il suo nome al latino Forum Julii. Fondata da Giulio Cesare prima del 49 a.C per opporsi allo straporere di Massilia divenne poi colonia di Augusto per accogliere i veterani, in seguito subì un declino fino alla costituzione del vescovado nel IV secolo, il secondo dopo quello di Lione: nel 400 San Leonzio regnava, in quanto vicario apostolico, su gran parte della Provenza. 
Nonostante ciò l’insabbiamento del porto di Fréjus portò al declino della città che fu distrutta a più riprese da longobardi sassoni e soprattutto dai saraceni, che se ne imapdronirono nel IX secolo. 
Nel X sec si cominciò a  fortificare la città e a costruire la cattedrale di St-Léonce. 
Nuove invasioni di pirati barbareschi e varie ondate di peste minacciano la città nel XV secolo, durante il quale il vescovado di Fréjus perde sempre più potere rispetto al re di Francia.

Lungo le strade e nei monumenti di questa cittadina provenzale si possono ripercorrere un po’ tutte  le tappe di questa storia antica e travagliata.

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Sopra: torrione di difesa del palazzo episcopale (dove oggi ha sede la Mairie)
Sotto: vedi didascalie (leggibili appoggiando il puntatore del mouse sull’immagine)

olivier de la liberté: portato dalla Spagna nel 1989, data dell'XI sec.

gatto della fraternità (primi anni del XXI sec.)

Il gruppo episcolpale comprende il palazzo dei Vescovi, la Cathédrale di St-Léonce, cominciata nell’XI-XII sec, il Battistero, importantissimo, in quanto uno tra i più antichi monumenti della Gallia cristiana (V secolo) e il Chiostro.

La Cattedrale era in epoca medievale costituita da due chiese contigue, secondo un modello diffuso (presente ad Aix e a Apt, per esempio). L’edificio attuale mostra infatti due navate parallele e comunicanti: la grande consacrata alla Vergine e a San Leonzio e la piccola a nord dedicata a Santo Stefano.
Il portale in stile gotico che oggi si apre sulla piazza è di epoca rinascimentale, prima i fedeli passavano dal chiostro per entrare nella chiesa. Le ante in noce scolpite nel 1530 raffigurano  scene della vita della Vergine e dei Santi Pietro e Paolo, nonché ritratti di nobili dell’epoca che pagavano per esservi rappresentati.

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Il Battistero, costruito nel V secolo, è decorato da capitelli del II e IV sec. probabilmente recuperati dalle rovine antiche della città. A pianta ottagonale, è l’unico presente in Francia separato dalla chiesa cui è annesso.
Vi vengono ancora oggi effettuati i battesimi, in molti casi per immersione, secondo il rito del sacramento originale.

Il Chiostro, costruito tra il XII e il XIII secolo, fungeva, oltre che da luogo di preghiera e meditazione, anche da passaggio tra le varie costruzioni e da accesso alla chiesa di St-Etienne. Nel XIV secolo fu costruito un piano superiore, il cui peso era però troppo elevato e le antiche volte dovettero allora essere sostituite da travi in legno. Il controsoffitto che le ricopre è decorato da tavolette dipinte disposte su tre livelli; delle 1200 originarie ne sono ancora riconoscibili circa 300, raffiguranti imamgini di santi o demoni, arti e mestieri e un singolare bestiario di animali fantastici.

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Del periodo romano restano a Fréjus molte vestigia, anche se il loro stato di conservazione ha risentito in modo pesante delle distruzioni operate dai Saraceni. Ciononostante appena fuori dal centro  appaiono in tutta la loro monumentalità i resti dell’acquedotto romano: con un percorso di circa 40 km da Mons e Montauroux, esso portava le acque della Foux e della Saignole fino al punto più alto di Fréjus.

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Pochi i resti anche del teatro romano, di cui non si conosce la data precisa di costruzione (I sec. d.C.): le gradinate sono completamente sparite, ma il coro, la cavea e le strutture portanti della scena sono ancora riconoscibili.

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Una struttura metallica è stata sovrapposta alle rovine antiche per permettere l’esecuzione di spettacoli in quest’area che già in epoca romana era preposta allo stesso scopo.
Se questa scelta appare discutibile, essa diventa, a mio parere ben poca cosa, di fronte all’opera di “recupero” che dal 2007 è in atto laddove sorgevano le vestigia dell’anfiteatro. 

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Il progetto di far ritornare Les Arènes di Fréjus ad essere nuovamente un luogo per rappresentazioni e spettacoli, prevedeva programmaticamente la sovrapposizione di una struttura moderna che lasciasse però intatti i preziosi resti antichi.
Francamente, vedendo una tale quantità di cemento affiancare e ricoprire le antiche pietre è davvero difficile credere che in questo modo si possa rispettare la storia da esse rappresentata. 
Peccato, dopo aver visto tante cose belle, aver dovuto lasciare la cittadina con quest’ultima sensazione sgradevole. 

 

 

Un commento

  • marco barsotti

    Si, lascia interdetti questo intervento.
    Da un lato mi vien da dire che se viene rispettato lo “spirito” dell’opera, rendendola nuovamente viva, forse non sia una cosa negativa.
    Dall’altro quel cemento e’ un vero pugno nell’occhio, sembra quasi uno stupro all’anfiteatro.
    mah..aspettiamo di vedere il risultato finale, anche se i dubbi ci sono, e molti.