Copia conforme
Copia conforme è il titolo del saggio scritto dall’unico dei protagonisti del film che abbia un nome, James Miller, che in esso sostiene che il valore della copia di un’opera d’arte può essere superiore a quello dell’originale.
E infatti nel momento in cui Juliette Binoche e William Shimell cominciano a recitare una parte nella parte, viene da chiedersi quale tra questi livelli di recitazione sia l'”originale” e quale sia la forma d’arte (o d’artificio) più eccelsa.
In questa storia realtà e finzione si fondono fino a diventare indistinguibili: Kiarostami ama farci perdere tra gli specchi che rimandano quello che vedono i protagonisti e che è inevitabilente riflesso al contrario: allo spettatore è richiesto uno sforzo costante per decodificarlo.
Sforzo che è anche quello dei protagonisti, costretti alla traduzione continua da un codice all’altro. E anche la lingua si fa specchio: dall’inglese iniziale si passa al francese per poi terminare ad un dialogo su due codici diversi che sottolinea l’incomunicabilità della “copia di coppia”.
Alla fine poco importa se i due protagonisti fossero o meno realmente una coppia in crisi al quindicesimo anno di matrimonio: la copia conforme ci appare, se non più vera, almeno più artistica dell’ipotetico originale.
Un commento
marco(a)
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